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10 dicembre 2012

Bari: Il Teatro Piccinni

com'era
La necessità di dotare la città di un teatro che non fosse un locale più o meno adatto, si fa impellente con la chiusura del Sedile per la minaccia di crollo. Daltronde la città, uscita dal suo antico guscio, è in fase di crescita. Il grande Corso Ferdinandeo (oggi Vittorio Emanuele) ben si presta per la edificazione di un teatro che sia il punto di riferimento dell'arte e della cultura cittadina. Così il 10 luglio 1836 si da inizio ai lavori diretti dagli Architetti Luigi Revest e Vincenzo Fallacara su un disegno di Antonio Nicolini per una spesa di 55.828 ducati. Il 18 ottobre 1840, il Presidente della Provincia, il Sindaco e le più alte autorità cittadine, pongono la prima pietra costituita da una lapide di marmo incisa con un'epigrafe, sotto la quale sono poste delle monete d'argento e una teca di zinco contenente una pergamena sottoscritta dai presenti.
Lungo e tormentato è, però, il decorso e solo il 14 ottobre 1854 il teatro viene inaugurato, ancora senza nome, non essendo giunti ad un compromesso tra la fazione che vuole che sia dedicato alla Regina Maria Teresa e quella che propende per il nome di Nicolò Piccinni, personaggio ben conosciuto alla Corte di Napoli. E' lo stesso Re Ferdinando II a sbrogliare la matassa inviando un telegramma nel quale fa sapere che la Regina non gradisce che il suo nome sia utilizzato per un edificio al quanto frivolo. E' il 23 gennaio 1855. Il teatro in stile neoclassico, con un piccolo colonnato è incorporato all'interno del Municipio, al quanto sacrificato nel suo aspetto esterno. Per la realizzazione sono interpellati i più valenti artisti del Regno: Galluzzi per le arie, Castagna per le decorazioni ed insieme al Venier per le scene, Querian, architetto meccanico, per le macchine.
All'interno di particolare pregio sono: il sipario sul quale è riprodotto dall'artista terlizzese Michele Napoli, il torneo che Re Manfredi organizzò a Bari il 12 agosto del 1259 in onore dell'Imperatore Baldovino e il velario opera del De Luisio e del Galluzzi raffigurante Apollo e Pegaso con le nove muse, completamente rinnovato sul primitivo disegno l'8 dicembre del 1914 alla riapertura dopo il lungo restauro.

com'è

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Espressioni tipiche e proverbi materani

U FA-T’ D LA NETT LA MA-T-N S V(AE)-T

il lavoro della notte la mattina si vede

(solo in un secondo momento potrà essere evidenziato un lavoro già svolto)

PU SF-L D CAPP-TTE-L S LA ‘NG-GN(AO)’ LA MADONN D LA BRJI-N

per lo sfizio di mantella la indossò per la prima volta nel giorno della Madonna della Bruna - festa patronale del 2 luglio

(pur di soddisfare un desiderio, lo si attua fuori stagione)

VE CCHIO’NN F-ST-N Y M-R-T-CJI-DD

va cercando feste e funerali

(riferito ad un nullafacente)

U TA-N CCHIU’ SSJI-S D L’O-T

ce l’ha più in alto degli altri

(in riferimento al prepotente)

TAND CH TAND NAN Z TAN-G-N

neri con neri non si tingono

(riferito a persone potenti - oppure - che hanno lo stesso carattere)

CIUCC F(AO)TT Y CO-L PE-J

Ciccio fotte e Nicola paga

(c’è chi paga per il godimento degli altri)

DA NA CAPP-TTE-L NAN Z FE-SC ‘N CUAPPJI-DD

da una mantella non si fa un cappello

(per incuria e incapacità a volte non si riesce a mantenere anche una piccola parte dell’intero patrimonio)

BBU-N SI’ TI-J BBU-N SO’ JJ Y STOM-N N’ATA ZZ-CH

buono sei tu buono sono io e stiamoci ancora un po'

(cattiva voglia di lavorare)

SI’ CO-M A SANT L-NCJ-N

sei come San Lincino

(gracile, esile, malaticcio - come S.Lincino, così rappresentato nell’iconografia popolare)

IA-T CO-M A L’ONG-L D DRAT O CUO’RR

è come l’Angelo di dietro al carro

(malriuscito, come l’Angelo di cartapesta che si mette non in bella vista sul carro trionfale del 2 luglio)

IA-T CO-M N SQUAGGHIA-MB-S

è come uno squattrinato

(riferito a persona priva di ogni sostanza)

IA-T CO-M N PA-L-MMJI-DD

è come un colombino

(riferito a persona dai molti capelli bianchi ed elegante nel portamento)

IA-T CO-M N CUALAN-DR(AO)N

è come un passero adulto

(riferito a persona bassa e robusta)

O’ VJI-T U PEST - ha avuto il posto

V(AO)CH ALLA PEST - vado alla posta

O’ VJI-T LA PEST - ha avuto la peste --------------------------------------------------------

M’EGGHIA MANGE’ LA POST - mi devo mangiare la pasta

IE’ SEMP U STESS POST - è sempre lo stesso pasto --------------------------------------------------------

I’ D-V-NTE-T N PUST - è diventato (come) un pesto

AGG-RE-V ATTIRN ALLA PUST - girava intorno alla pista

(particolarità sul significato di uno stesso termine dialettale)

U SAP(AO)R D LA M-NESTR U SE-P LA CH-CCHIE-R

il sapore della minestra lo sa il cucchiaio

(solo chi è dentro, fino in fondo, alle varie situazioni della vita ne conosce esattamente ogni particolare)

DJI-R PINT FINCA FA-C-M U CHINT

duri il punto (cucito) finchè facciamo il conto

(riferito a quanti nel commercio assicurano la garanzia fino al momento del pagamento)

CO-M S MA-T ? CH LA FU-R-C

come si miete ? con le forbici

(testardaggine in una convinzione sbagliata)

MATERA COM'ERA - MATERA COM'E' - MATAR FISCIA FISC

Musica folk

MUSICA FOLK

Canti popolari materani e canzoni "a rambègn" (a dispetto)

Espressioni tipiche e proverbi baresi

Espressioni tipiche

A muzz - A manciate, in quantità non ben definite

A un certo livello - Di classe!

Acchiamind stu panoram!-Guarda questo ben di Dio

Annusce u mmire-Può cortesemente portare un’altra caraffa di vino?

Ascinne dall’elicott:r-Torna con i piedi per terra, non fantasticare

Auand’!-Attento!

Aueee’!-Egregio signore abbia la compiacenza di prestarmi un attimo della sua attenzione (anche al plurale)

Babbione-Persona un po’ dolce di sale

Bell bell!-Non avere fretta!

Ce rimmat’!-Che porcheria!

Ce tip’!-Che personaggio pittoresco!

Cambiare l’acqua alle olive-Andare a fare pipì

Capisci!-(Intercalare molto usato)

Capooo!!-Usato per chiamare il Maitre, il Cameriere, o il Custode

Caricacchiacchiere-Persona dalle molte parole e dai pochi fatti

Citt citt a’ffa la jos!-Per cortesia fate meno baccano!

Ciungomma-Chewing gum

Cund’ue-Non ce ne importa nulla, Ce ne freghiamo

Dia dà nu tuzz’-Se non la smetti mi vedrò costretto a colpirti con una testata

E mò si ttu!-Ed ora sei tu!

Flippato-Momentaneamente o perennemente rincretinito

Gibillero-Baldoria, Caos piacevole

Gocciadavè-Che ti prenda un colpo!

Iapre l’ecchie! Che ad achiute non ge vole nudd’!-(In risposta ad una offesa) Apri gli occhi! Che a chiuderli è molto facile!

Live le man dauppane-Codesta se permette è roba mia!

Megghie a ffart’ na vstut’!-Esclamazione verso chi mangia tanto

Mò!-Adesso

Mooh, e ci è ddo!-Ma guarda che posto carino!

Mò mange!-Eh, stiamo freschi! Eh, campa cavallo..!

P’gghià nu pr’quech-Fare una papera

Piciacchina-Ragazza carina da circuire

Puerc!-Porco!

Rid m’bacce a sta f’lar d’ vttun!-Letteralmente: Ridi in faccia a questa fila di bottoni (sempre che si indossi un 501)

Rifaldo-Imitazione grossolana (riferito a una persona o un prodotto)

Sciacqualattuga-Persona che non vale una lira

Sciampista-Donna molto appariscente dal facile pettegolezzo

Scimmiatore-Gigolò da quattro soldi

Sdreus-Soggetto anomalo, oppure oggetto dalla forma inusuale o storta

Sgamuffa-Imbroglietto da quattro soldi

Si ccapsciut cazz ch fcazz e chigghiun ch llambasciun!-Hai preso lucciole per lanterne!

Si ppropie du iun!-Sei proprio ingenuo ! (il comitato di Napoli iun non c’entra)

Sciamaninne, sciam’!-È’ ora di rimboccarsi le maniche!

Sort d’ chzzalon’!-Dicesi di persona un po’ rustica, quasi ruspante

Sort de perchia!-Che bella ragazza !

Stare alle cozze-Aver alzato un po’ il gomito

Statt’ bbun!-Ciao, arrivederci!

Tacchiisce!!-Gira i tacchi e vattene, Stai alla larga!

Ti dò gusto-La tua idea mi entusiasma

Tufagn-Duro di comprendonio

U curt’ non arriv’ e u frascech’ non ammandene!-Ma non ti va bene niente?

U mee’!!-(Vedi Capoo!) (per richiamare l’attenzione)

Uagliò!-Ragazzo! (anche plurale)

Uè la zamp’!-Versione femminile di Sort de Chzzalon’

Uè sciangat’!-Ehi, tu che zoppichi!

Uè spadriat’!-Ehi tu, apolide!

Una storia di gomma-Una situazione alquanto insolita

Vattinn’ au larg-(Vedi Tacchiisce)

Vattinn’ và!-Ma và, burlone!

Villacchione-Persona poco affidabile

Zite de Cegghie-Zitella (usato anche per definire colui o colei che sono rimasti con un pugno di mosche in mano)

Capo! = Hey, ragazzo!

Cê uè? = Che vuoi?

Cê jié? = Che c'è?

Stattê Cittê! = Stai Zitto!

Ma vattinnê! Va! = Vai via!

Madò = Madonna! esclamazione molto usata per qualsiasi espressione di sorpresa, positiva o negativa. Per aumentarne l'enfasi si prolunga la durata della "a" e della "o" (Maaadooò!!!).

= contrazione di Madò usato come intercalare per qualsiasi espressione di sorpresa, positiva o negativa. Per aumentarne l'enfasi si prolunga la durata della "o" (Mooò!).

Mé/emmé? = forma dialettica di Embè? (Ebbene?)

Mejnê = esclamazione utilizzata per affrettare qualcuno nella conclusione di qualcosa: una traduzione in italiano potrebbe essere: Muoviti, fai in fretta!

Ci/Cê jiorê sò? = Che ore sono?

Mocchê a chi te bbivê! = lett. mannaggia a chi ti è vivo! (frase usata nei più vari contesti per sottolineare un'azione o una frase notevole di taluno)

Auuandê!/ "Auuandê a Peppinê!" = letteralmente: agguanta!(acchiappa)/agguanta a Peppino!(frase usata nello stesso senso dell'espressione italiana "attento!", soprattutto in caso di cadute)

"Sanda Lucie!" = letteralmente: Santa Lucia. Si utilizza quando un oggetto che si sta cercando e non si riesce a trovare lo hai sotto gli occhi

"Ou!" = intercalare caratteristico di chi vuole attirare l'attenzione altrui(Ehi!).

"Naaaa!!!!" oppure "Iiiiiii!!!!" = espressione di sorpresa, incredulità o meraviglia.

"Tzè" = caratteristico suono onomatopeico ottenuto dallo schioccare della lingua sul palato duro durante l'aspirazione(simile a quello tipico per chiamare gli animali).usato anche in altre zone italiane.

"We R'mmat!!!" = italianizzato "ehi rimmato" ossia "rifiuto".Insulto.

"Mamma mè!!!" = mamma mia!!!

"Sì tarat!" = Sei tarato

"We fà?= vuoi cupulare?

Proverbi

Carna triste non la vole u diàue e manghe Criste (La gente cattiva non l'accetta nemmeno Dio)

Ce bedde uè parè u uess pezzidde t'àv'a duè (Se vuoi migliorare, specie nell'aspetto fisico, devi fare molti sacrifici)

Nessciune nasce ambarate (Chiunque ha bisogno di imparare)

Sanda Tarese pagò pe sendì e iì sèndeche ndune (letteralmente: Santa Teresa pagò per sentire e io sento gratis; ossia: è meglio che taci poiché dici cavolate)

'U tavute non tene le palde (La bara non ha tasche; ovvero Una volta morto i soldi non servono).

Nu tuffê do, nu tuffê dà, fing alla finê ngê'la ma fà (Riusciremo con calma)

Ce nge n'am'a scì, sciamaninne, cê non nge 'am'a scì, non nge ne sime scenne! (Se ce ne dobbiamo andare andiamocene, se non ce ne dobbiamo andare non ce ne andiamo). Scioglilingua per provare la "pugliesità" di un soggetto.

'U pulpe se cosce iinda all'àcqua so stesse (Il polpo si cucina nella sua stessa acqua)

Dalle e dalle che se chieche u metalle(Chi la dura la vince)

Si fatte la fegura to! (Hai fatto la tua figura)

Facime la fine de le scarcioffe' (Facciamo la fine dei carciofi)

Avime fatte trende, facimê trendune' (Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno)

Si cadutê da jind'au littê' (Sei caduto da dentro il -lett. "al"- letto)

Passatê u sande passate la feste! (ogni cosa a suo tempo)

Ammandìneme ca t'ammandenghe! (Mantienimi che ti mantengo)

Stame sott'au cìele! (Siamo sotto il -lett. "al"- cielo)(notare come la ìe di cìele diventa, con la e semimuta una "i" allungata)

E iune!.....disse cudde ca cecò l'ècchie a la megghiere' (E uno!...disse quello che cecò un occhio alla moglie)

Mazze e paneddê fàscene le fìgghie bedde; pane senza mazze fasce le fìgghie pazze (Bastone e pane fanno i figli garbati, pane senza bastone rende i figli sgarbati)

U Padreterna da u pane a ci non tene le dìendê! (Il padreterno dà il pane a chi non ha i denti)

Ci tene pane non tene dìende, ci tene dìende non tene pane (ad ognuno manca qualcosa che ha l'altro)

Ci sckute ncìele mbacce le vene (Non sputare in cielo, poiché ti tornerà in faccia)

La cere se strusce e la pregessione nan camine' (Le risorse si consumano, ma il risultato non si vede)

Sciame a scette la sccosce (Andiamo a buttare l'immondizia)[attenzione in frasi rette dal verbo scì a = andare a ed il verbo stà a = stare a non si usa l'infinito ma l'indicativo vedi grammatica del Giovine]

L'àcqquê iè picche e la papêrê nan gallegge' (L'acqua è poca e la papera non galleggia, usato per indicare una qualsiasi intenzione che non può andare avanti per mancanza di possibilità)

Jè bell la pulizie, dcie cudd ca s jrò l mutand all'ammers!!! (È un sollievo essere puliti, disse colui che indossò le mutande al contrario)

U vov discj crnut o ciucc!!! (Il bue disse cornuto all'asino)

Di a dà l schcaf a du a du fin a che non dvendn dispr!!! (Di tiro i ceffoni a due alla volta fino a che non diventano dispari)

Va a pigghj a schcaf l marang p fal dvndà rus!!! (Vai prendere a schiaffi le arance per farle diventare rosse)

A scanjat caz p fcaz e chigghiun p lambashun!!! (Hai scambiato cazzi per focacce e coglioni per lamponi. Hai preso fischi per fiaschi)

U uòmmene da la tèrre vène a la tèrre se ne và. (L’uomo dalla terra viene e alla terra va)

Oggnùne tire l’àcquè a la vìa so. (Ognuno tira l’acqua al suo mulino)

Arrèvate a la quarandìne lasse la fèmmene e ppìgghie la candìne. (Arrivato ai quarant’anni lascia la compagnia delle donne e frequenta quella degli amici)

Le dìscete de la mane non zzò ttutte euàle. (Le dita della mano non sono tutte uguali)

O uòmmene sènza varve e a ffèmmene senza fìgghie, non zi scènne né pe piacère né pe chenzzìgglie. (A giovani inesperti e donne senza figli non andare a chiedere consigli: non hanno esperienza)

Na porte s’achiùte e ccìinde se iàbbrene. (Una porta si chiude e cento se ne aprono)

U cemmerùte e ggamme settìle, non iè iòmmene pe ffà le file. (Il gobbo con gambe sottili non è uomo idoneo per fare figli)

Nessciùne zzèppe iè dritte. (Nessuno zoppo è dritto. (Chi ha difetto fisico ha difetti nell’animo)

Iòmmene pelùse iòmmene ferzzùse. (Uomo peloso uomo forte)

U lènghe iè bbuène a ccògghie fiche, e u curte pe marìte. (L’uomo alto è buono per cogliere fichi, il basso è buono come marito)

U muerte iè muerte, penzame a le vive. (Il morto è morto, ora pensiamo ai vivi)

Ci tratte se mbbratte. (Chi tratta con lo zoppo impara a zoppicare)

Nessciune nasce ambarate. (Nessuno nasce istruito)

Cê non vole fà nu chilometre ne fasce du. (Chi non vuole fare un chilometro ne percorre due)

U sàzie non crede au desciune. (Il sazio non crede all'affamato)

Non si sckut iinde o piatt addò te si strafquate (Non sputare nel piatto da dove hai mangiato a sazietà: usato per chi parla male di qualcosa che gli ha permesso di vivere ad esempio un vecchio posto di lavoro)

Ce Criste vole arroste l'ove (Se Cristo vuole arrostisce le uova; ovvero Se Dio vuole può tutto, perfino arrostire le uova, cosa decisamente impossibile)

Na parole ié picche e due so assai (Una parola è poca e due sono troppe: usato per dire a chi parla troppo, di stare zitto)

"Uè facce da du de novembre!!"(lett.-faccia da due novembre-ovvero faccia estremamente triste o brutta)

"Uè facce da cicche e ciacche!!"(Faccia da schiaffi!!!!)

"Iapre l'ècchie, ca ad achiùde non nge vole nudde!" (Apri gli occhi,perché a chiuderli ci metti poco,ovvero stai attento)

"Megghj nu quindal n'guedd che nu quind n'gul" = (Meglio un quintale sulle spalle che un quinto(200g) nel deretano)

"Na parol d men e rtirete a cast" (corrisponderebbe in italiano a: la parola è d'argento ma il silenzio è d'oro)

BARI COM'ERA - BARI COM'E'

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